Conflitti, traumi e nuove povertà: allarme separazioni

di Massimo Sesena

Gazzetta di Reggio

22 marzo 2011

Divorzio breve, separazione consensuale, affido condiviso. In questi anni la legislazione in materia di diritto di famiglia dovrebbe aver colmato molte lacune. Il condizionale è d’obbligo perché quando ci si addentra in questo mondo, si scopre che il più delle volte, così non è. Anzi, il più delle volte quei termini giuridici si rivelano poco più che scatole vuote. A lanciare un appello, che appare quasi come un allarme, è l’associazione Terra di abbracci.

REGGIO. Molti di loro finiscono da un giorno all’altro per cambiare vita. In peggio. A causa di una separazione, conoscono d’un tratto la solitudine, il disagio sociale, in molti casi persino la povertà. Divorzio breve, separazione consensuale, affido condiviso. In questi anni la legislazione in materia di diritto di famiglia dovrebbe aver colmato molte lacune. Il condizionale è d’obbligo perché quando ci si addentra in questo mondo, si scopre che il più delle volte, così non è. Anzi, il più delle volte quei termini giuridici si rivelano poco più che scatole vuote. Anche a Reggio, il fenomeno dei genitori separati e del carico di disagio che ogni singola situazione porta con sè, ha i contorni di un vero e proprio allarme sociale. E’ proprio attorno a questo allarme sociale che si sta muovendo con successo una giovane onlus reggiana, nata dall’incontro tra Pina Tromellini, pedagogista da sempre attenta ai temi sociali e della famiglia («Bambini con le ruote» è il titolo del suo ultimo libro, che tratta proprio del disagio dei figli di genitori separati) e un gruppo di persone tutte accomunate da una esperienza di separazione. «La filosofia – dice il vice presidente dell’associazione, il musicista Vincenzo Gallo – è quella del mutuo aiuto». VUOTO LEGISLATIVO. Il consulente legale dell’associazione, l’avvocato Stefano Ruggieri fornisce una fotografia del fenomeno: «Esiste una realtà di coppie separate che s’ingrossa di giorno in giorno. A queste coppie, sposate in chiesa o in Comune, si aggiungono le coppie di fatto con figli, per le quali ha competenza esclusiva e specifica il tribunale per i minorenni. Di fronte a questo quadro vasto e ancora molto indefinito, vi è una legislazione molto carente, una serie di scatole vuote che quasi mai si riesce a riempire. Nell’applicazione della legge non basta la buona volontà del giudice, serve anche che tra le parti si crei un clima costruttivo». Ed è subito su questo aspetto che l’associazione «Terra di abbracci» prova a intervenire: «La prima cosa da fare – dice Gallo – è calmare gli animi. Le vediamo quando arrivano da noi: queste persone sono esasperate, per mille ragioni che vanno dalle discussioni economiche e culminano con quelle sui figli». E’ l’esempio di quanto siano scatole vuote le norme vigenti in materia di separazione: «Prendiamo il tema delle spese – dice l’avvocato Ruggieri – che vengono divise in ordinarie (gli assegni di mantenimento per il coniuge e i figli) e in straordinarie. Mentre nel primo caso tutto è codificato dal giudice, per quanto riguarda le spese straordinarie (scolastiche o sanitarie per i figli) tutto è lasciato all’intesa tra i coniugi». Tradotto, su ogni singolo caso – poiché difficilmente c’è intesa tra i coniugi – deve intervenire il giudice. «Facendo il suo lavoro al meglio, il giudice prende quindi una decisione – dice il consulente legale dell’associazione – e in tutti i casi finisce per scontentare una delle parti. Creando involontariamente altre occasioni di scontro». L’APPELLO ALLA CITTA’. Ecco perché è importante far calare la tensione. Ma non spesso non è la sola cosa da fare subito: «In molti casi – spiega l’avvocato Ruggieri – la separazione comporta un’autentica morte economica per uno dei coniugi». Ecco un altro punto su cui – di concerto i centri per le famiglie – l’associazione cerca di trovare soluzioni: «Dopo la separazione – spiegano i responsabili di Terra di abbracci – molti uomini si trovano senza casa e con uno stipendio che prima bastava e ora non garantisce loro nemmeno la sussistenza». Da qui l’appello alla città: «L’idea dell’associazione – dice Pina Tromellini – è quella di avere a disposizione un immobile per ospitare quanti, dopo una separazione, si trovano senza un tetto. Una sistemazione temporanea che può dare un primo sollievo. Per questo facciamo appello alle istituzioni e non solo».

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